mercoledì 4 aprile 2012

Puretta, l’invaso è in bilico pochi credono al progetto

VOLTERRA Puretta è l’elemento fondante del protocollo-ponte che ha sbloccato il caso Solvay. Senza l’invaso non ci sarebbe stato il documento. E senza quest’ultimo la Regione non avrebbe dato il via all’iter per il rilascio delle concessioni minerarie necessarie all’attività estrattiva della multinazionale belga.
Ma su Puretta ci sono nubi e dubbi: il Comune di Pomarance, dopo aver firmato il protocollo-ponte, ha detto no al progetto dell’invaso. E depositati al Tar ci sono ben tre ricorsi. Il rischio che sia dato un nuovo stop all’operazione è reale. E l’alternativa Pian di Goro costerebbe decisamente troppo.
Pochi estimatori. Quasi nessuno ha fede in Puretta. «Sappiamo tutti che si tratta un progetto incerto – afferma l’assessore provinciale all’ambiente Valter Picchi –, ma è diventato l’unica soluzione per quanto riguarda lo sfruttamento della risorsa idrica.
Certo, ci sarebbe anche l’invaso di Pian di Goro. Ma per quello servono 60 milioni di euro. Ed è solo la stima di uno studio. Quindi è da supporre che ne servirebbero di più. Ma, ovviamente, nessuno ha queste cifre».
E se il Tar dicesse no a Puretta e non si trovassero le risorse? «Aspettiamo a dire che il Tar dica no all’invaso – riprende l’assessore –, ma se dovesse succedere dovremmo mettere in sinergia tutte le risorse per trovare una soluzione. Anche i soldi della geotermia, eventualmente». I carri armati di Mussolini.
Il sindaco di Montecatini Valdicecina, Sandro Cerri, definisce così il denaro derivante dalla geotermia ai comuni della zona: «Dovrebbe servire un po’ per tutto, ma alla fine non sono una fonte inesauribile. Si tratta di risorse limitate e che non potranno certo soddisfare le necessità per realizzare Pian di Goro. Certo, Puretta non è la miglior soluzione. Anche noi abbiamo dato giudizi non proprio esaltanti di questa opera. Ma al momento è l’unica messa sul piatto della discussione e, probabilmente, quella più fattibile. Certo che quei ricorsi al Tar non fanno dormire sonni tranquillissimi».
E poi c’è il no dato dal consiglio comunale di Pomarance a Puretta. Per qualcuno una contraddizione (il Comitato per la difesa della Valdicecina, ma anche Cerri che dice di «non comprenderne il motivo»). Per il sindaco Loris Martignoni un segnale politico che può aprire la discussione sull’alternativa per l’utilizzo della risorsa idrica. Puretta indispensabile.
Il riferimento al protocollo-ponte lo fa Martignoni. «Senza il sì a Puretta – dice – non sarebbe stato possibile firmare il documento che apre la via alle concessioni e quindi allo stop alla cassa integrazione nello stabilimento di Solvay a Ponteginori. Per questo abbiamo firmato. A differenza di altri, non vogliamo continuare a parlare di questo argomento nei tribunali, ma risolvere tutto con la dialettica politica, con l’obiettivo di far ripartire il lavoro.
In questo contesto, però, siamo consapevoli che serve aprire una discussione sull’argomento. E lo faremo quando parleremo dell’accordo di programma.
Puretta è un progetto vecchio ed è gravato da tre ricorsi al Tar che, probabilmente, porteranno a una sospensiva. Ecco, quindi che ne dovremo per forza discutere di nuovo». Come dire: Puretta c’è, ma ci credono davvero in pochi. 
Da "Il Tirreno" di Mercoledì 4 Aprile 2012

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