domenica 12 gennaio 2014

«Una cava pro ambiente» I volantini dei dipendenti della Ditta Granchi

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I lavoratori della ditta Granchi tappezzano Pomarance per spiegare il progetto «Niente impatto visivo importante e recupero del verde dell’area estrattiva»  

 

 

POMARANCE - La questione è calda. E alimenta grossi malumori a Pomarance. Da una parte il Comitato degli agriturismi che ricorre al Tar contro il progetto della cava di S. Emilia, dall’altra ci sono i lavoratori della ditta Granchi le cui prospettive occupazionali “pendono” e “dipendono” da quell’attività estrattiva. 
Sono proprio loro (o almeno così dice la firma) ad aver tappezzato il borgo geotermico con tanti volantini in cui si spiega il progetto. 
Un sito di cava che, a detta loro, avrà a cuore l’ambiente. «Dal punto di vista morfologico, la futura area estrattiva può essere raffigurata come una "cava di pianura", impostata in un contesto pianeggiante che, necessariamente, dovrà essere coltivato mediante la realizzazione di più fronti temporanei di cava ubicati ad un livello inferiore rispetto al piano di campagna originario. 
Facendo proprie le motivazioni e le preoccupazioni ambientali e paesaggistiche che hanno il piano di coltivazione articolato sulla realizzazione di due Lotti, in modo da evitare la realizzazione di fronti di scavo estesi ed i lotti suddivisi in settori. Tutto ciò di fatto, limita l'escavazione a modesti settori dell'area di coltivazione, consentirà di evitare un impatto visivo decisamente importante». 
E ancora, vanno nello specifico: «Verrà effettuato un veloce ripristino, vegetazionale e cromatico, dello stesso settore in coltivazione: si comprende facilmente come l'impatto visivo dell'attività estrattiva verrà ridotto ai minimi termini e rappresenterà un impatto solo temporaneo. Infatti svilupperà per strisce di larghezza non superiori a 30 metri; a sua volta, ogni striscia verrà articolata in settori di larghezza non superiore a 20 metri». Ogni settore di coltivazione, quindi, si svilupperà su di una superficie di circa 600 m2 che potrà variare in più o in meno, in relazione all'andamento del limite di coltivazione dell'area estrattiva. «Una volta raggiunta la quota di fondo scavo, si procederà al parziale riempimento del settore "già coltivato" con il terreno vegetale precedentemente accantonato. 
La sistemazione del terreno, sia limoso che vegetale, avverrà andando ad occupare all'incirca la metà della striscia coltivata in modo da ottenere un piano sufficiente a garantire, all'occorrenza, nella futura utilizzazione agricola, anche arature profonde. E cosi' via, fino ad esaurimento dei settori. 
Tenendo conto che l'obiettivo finale del recupero ambientale dell'area estrattiva consiste, oltre che nel garantire la stabilità del versante interessato dalle operazioni di coltivazione, nella ricostituzione di una copertura vegetale stabile e in armonia estetica e qualitativa con il paesaggio vegetale, saranno eseguiti interventi di preparazione del terreno per consentire le operazioni di rinverdimento e di riforestazione dell'intera area estrattiva oggetto di recupero ambientale».

 

Il sindaco Martignoni - «Sarà una decisione tecnica e ponderata»

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Una decisione critica e importante. Che deve tener conto di interessi contrastanti e legittimi da ambo le parti: nel mezzo ci sta il Comune di Pomarance, con il sindaco Loris Martignoni a fare l’ago della bilancia. 
«Dico a tutti di stare tranquilli, non sarà una decisione avventata: sicuramente per la concessione delle coltivazioni sarà necessaria una nuova valutazione di impatto ambientale con cui capiremo meglio le condizioni positive e negative della questione». 
Il primo cittadino ci tiene a sottolineare che si tratterà di una decisione tecnica, che non ha niente di politico. «Questa programmazione territoriale era già stata avviata anche nella passata legislatura, a settembre quando abbiamo approvato la variante al regolamento urbanistico che ha portato all’approvazione del piano cave, abbiamo solo portato avanti tecnicamente un iter provinciale e regionale cominciato prima di noi». Provincia e Regione danno l’ok. 
Il Comune si accoda e non può fare diversamente, dice Martignoni. «Dobbiamo operare nella legalità e nei termini di legge: questo vuol dire che l’imprenditore, in questo caso Granchi, oggi ha diritto di chiedermi la coltivazione della cava e mi potrebbe chiedere danni se io non procedessi». 
Il sindaco non dimentica l’aspetto occupazionale: «A quella cava sono legati oltre una ventina di posti di lavoro: quello che possiamo fare è prevedere tutta una serie di prescrizioni alla ditta Granchi, nel momento della concessione. Questo sì che è fattibile, e saranno prescrizioni che vanno in direzione della tutela dell’ambiente e del nostro territorio a vocazione turistica». 
Per Martignoni ben venga un ricorso al Tar: «Avremo una valutazione importante in più».

Da "Il Tirreno" di Domenica 12 Gennaio 2014

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